L'occhio è lo specchio dell'anima. Che cosa vorrà dir questo, Annuccia?
Ella chinò la testa arrossendo, e non rispose.
- Sei docile e ubbidiente colla tua mamma?
- Credo, mi pare, ma lei... lei non è mai contenta! - proruppe piangendo di nuovo.
- Davvero? La tua mamma è dunque cattiva?
- No, ma...
- Ma ella comanda troppo, non e vero? e tu sei venuta a chiedere alla fata di far diventar buona la tua mamma.
Annuccia si sentiva sempre più confusa; eppure la voce della fata era così piena di bontà.
- Ebbene, piccina mia - seguitò - io ti dirò come le bambine possono rendere buone le loro mamme. Mettiti a sedere qui vicino a me: così. Dunque, senti: Quando la mamma dice: Annuccia, fai il tuo compito. E tu, presto! mettiti al tavolino e fallo. Quando la mamma dice: Annuccia, lascia un momento le tue bambole, e vieni ad aiutarmi in questa cosa. E tu, via, presto! le bambole a letto e: Eccomi, mamma! e l'aiuti. Io scommetto, mia cara, che dopo un mese ti parrà che la tua mamma sia la più buona mamma del mondo!
Le palpebre di Annuccia sbattevano, sbattevano: il rossore le saliva al viso, e insieme vi scoppiettava fuori da mille angolini una risatina irrefrenabile.
- Perché ridi, Annuccia?
- Non rido - rispose facendosi seria a un tratto, come fosse offesa. - Mi pareva... che lei mi canzonasse...
- Che ti pare! parlo sul serio: prova, e vedrai se ho scherzato. Hai capito: sempre dir di sì, sempre accorrere col visetto allegro... Di': ti piace studiare, non è vero?
- Tanto! - rispose con ammirazione la bambina.
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