- Ma faccio così presto io, che è inutile, proprio inutile che mi ci metta appena levata. Lo dicevo anche oggi alla mamma, ma lei, anche per questo, mi ha sgridata.
La fata la guardava così fissa, che Annuccia si fermò turbata.
- Non abbassar gli occhi: lascia che veda bene, Annuccia. Mi pareva di scorgere una magagna nella tua animina. Ora, è vero, e appena appena abbozzata, ma col tempo potrebbe disegnarsi chiara, e allora sarebbe una gran disgrazia...
- Che cos'è - dimandò impallidendo la bambina.
- Ecco qua - e la fata la guardava negli occhi, co' suoi occhi dolci, come se vi leggesse. E compitò:
- L'intelligenza basta. Uh! tu devi correggere, e mettere un non davanti a quel basta così orgoglioso. Annuccia chiuse gli occhi turbata, ma la fata attirò quella testolina sul seno e le disse, accarezzandola, con la sua voce tranquilla e armoniosa:
- E un grande e bel dono quel che Dio ci fa dell'ingegno! e un uomo, quando lo ringrazia di avergli concesso un buon padre e una buona madre, e di dargli il pane quotidiano, non dovrebbe dimenticarsi di ringraziarlo anche dell'ingegno che gli ha dato. Perché un uomo deve ad esso la sua posizione, la stima che gode, il bene che fa... Ma per noi donne nella maggior parte de' casi, l'ingegno è un egoismo. Scrivilo sul tuo quadernetto, quando sarai a casa, e rileggilo quando sarai grande, e capirai allora se la fata aveva o no ragione.
Ma la bontà, bambina! La bontà no: non è mai egoista: la bontà è generosa: dà tutto agli altri. È ad essa che noi donne dobbiamo le nostre maggiori soddisfazioni: essa che ci dà modo di rendere felici gli altri e di render felici anche noi stesse.
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Annuccia Annuccia Dio
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