- Eccolo sopra, ma prima lo faccia trottare e poi galoppare.
- Ora sono io il Cavaliere Magico - rispose il bambino, e si mise a cantare:
Buon Natale, Trottolino,
Buon Natale, Trottolino.
Luigi CAPUANA
Il soldo bucato. Fiaba.
Nr. 52 (27 dicembre 1883), p. 837-840.
C'era una volta una povera donna rimasta vedova, con un figliolino sulle braccia. Era malaticcia, e con quel bimbo da allattare poteva lavorare pochino. Perciò faceva dei piccoli servizi alle vicine, e così lei e la sua creatura non morivano di fame.
Quel figliolino era bello come il sole; e la sua mamma, ogni mattina, dopo averlo fasciato, lavato e pettinato, un po' per buon augurio, un po' per chiasso, soleva dirgli:
- Bimbo mio, tu sarai barone!
- Bimbo mio, tu sarai duca!
- Bimbo mio, tu sarai principe!
- Bimbo mio, tu sarai re!
E ogni volta che lei gli diceva: tu sarai re, il bimbo accennava di sì colla testina, come se avesse capito.
Un giorno venne a passare proprio il re; e, sentito: bimbo mio, tu sarai re! se la prese in mala parte, perché non avea avuto ancora figliuoli, e se ne accorava dimolto.
- Comarina, non vi arrischiate più a dir così... o guai a voi!
La povera donna, dalla paura, non disse più nulla. Però quel figliolino, ora che la sua mamma stava zitta, ogni mattina, appena fasciato, lavato e pettinato, si metteva a piangere e a strillare.
Lei gli diceva:
- Bimbo mio, tu sarai barone!... tu sarai duca!... tu sarai principe!...
Ma il bimbo non si chetava. Talché una volta, per provare, tornò a dirgli sotto voce:
- Bimbo mio, tu sarai re!
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