E il bimbo accennò di sì colla testina, come se avesse capito, e non strillò più.
Allora la povera donna si persuase che quel suo figliuolo dovea avere una grande fortuna: e, temendo la collera del re, già pensava di mutar paese.
Intanto, poiché l'avea divezzato, quando le capitava qualche servizio da fare, pregava una vicina:
- Comare, tenetemi d'occhio il bimbo, vado e torno in due minuti.
Un giorno che le avvenne di tardare, la vicina era seccata di tenere in braccio quel cattivuccio che piangeva, perché voleva la mamma. In quel punto comparve un cenciaiuolo.
- Cenci, donnine, cenci!
- Lo volete questo cencio qui?
- Se ci si combina, lo prendo.
- Ve lo do per un soldo!
Il cenciaiuolo le prese il bimbo di braccio e le mise in mano un soldo bucato.
A quella scena, lei e le altre vicine ch'eran presenti, ridevano: intanto il cenciaiuolo svoltava la cantonata e spariva. Cerca, corri, chiama... L'avete più visto?
Figuriamoci i pianti della povera mamma, quando seppe la sua disgrazia!
Corse, piangendo, dal re.
- Giustizia, Maestà! Mi hanno rapito il bambino!
- Bimbo mio, tu sarai re! - le rispose il re, facendole il verso, per canzonarla.
E la mandò via, tutto contento che quel malaugurio per la sua famiglia fosse levato di mezzo.
Gli occhi della povera donna parevano un fiume; girava tutta la giornata, fermando la gente:
- Buona gente, avete incontrato, per caso, il cenciaiuolo che mi ha rubato il mio bambino?
La gente, che non ne sapeva nulla, la prendeva per matta.
Il giorno della disgrazia, la vicina le avea dato il soldo bucato lasciato in mano dal cenciaiuolo; ma la povera donna, dalla rabbia che aveva, lo buttò via.
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Maestà
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