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      - Soldino mio, vo' mille lire!
      E, subito, un rimescolìo nello scrigno, come se qualcuno vi prendesse i quattrini a manate.
      Apre in fretta in fretta... Le mille lire mancavano, ma lì dentro non c'era nessuno!
      - Come andava quella faccenda!
      Il re, ch'era anche un po' avaro, ci perdeva la testa.
      Ma, con tutta la sua avarizia, non gli dispiaceva tanto dei quattrini, quanto del dover morire senza figliuoli!
      Se la prendeva colla regina, quasi che la colpa fosse stata di lei; e la maltrattava.
      - Non era buona di fargli un figliuolo... neppur di terracotta!
      La regina lo prese in parola, e fece colle sue mani un bel puttino di terracotta!
      - Ecco, se era buona!
      Tutti accorrevano al palazzo reale per ammirare quel puttino di terracotta che era una meraviglia. Vi andò anche la povera vedova:
      - Oh Dio! È proprio il mio bambino! Ma non ti volevo così, figliolino mio!
      E si mise a piangere.
      Il re, sentite quelle parole, montò sulle furie: diè un calcio al puttino di terracotta e lo mandò in mille bricioli.
      Alla povera donna le parve che le avesse squarciato sotto gli occhi il figliolino perduto: ma che poteva dire a Sua Maestà? Dovette ingozzare quest'altra amarezza e tornarsene a casa zitta zitta.
      Intanto nello scrigno del re i quattrini continuavano a mancare; e sempre quella voce, nell'aria, lontana lontana:
      - Soldino mio, vo' cento lire... vo' trecento lire... vo' cinquecento lire!...
      E quante ne chiedeva la voce, tante il re ne sentiva prendere dal ladro invisibile.
      Il re mise dappertutto delle spie, per iscoprire a chi appartenesse quella voce: e un giorno le spie le condussero dinanzi ammanettata la povera vedova dal bambino rapito:


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Giornale per i bambini
Antologia
di Autori Vari
Tipografia del Senato
1881-1883 pagine 360

   





Dio Sua Maestà