- Era lei che avea detto: soldino mio, vo' cento lire!...
Il re non volle neppure ascoltare la povera donna, che voleva spiegargli come andava la cosa, e la fece buttare in un fondo di carcere.
Ma da quel giorno egli non ebbe più pace.
Voleva andare a letto? E gli strappavano le coperte: - Maestà, non si dorme!
Chi era? Non si vedeva nessuno.
Si metteva a tavola per mangiare? E gli portavano via i piatti:
- Maestà, non si mangia!
Chi era? Non si vedeva nessuno.
Se durava un altro po', il re moriva d'inedia; perciò mandò a consultare un vecchio mago.
Il mago, che era poi il cenciaiuolo e avea rapito il bimbo per proteggerlo, rispose soltanto:
- Bimbo mio, tu sarai re!
Visto che quello era il destino e non volendo morire, il re cominciò dallo scarcerare la povera donna e tornò a mandare dal mago.
- Come rintracciare il bimbo, se lo avea rapito un cenciaiuolo e non se ne sapeva più notizia?
Il mago rispose:
- Raccolga i cocci di quel puttino di terracotta e li riattacchi insieme collo sputo.
Il re, sebbene di mala voglia, raccolse i cocci del puttino di terracotta e li riattaccò collo sputo.
- E ora?
- Ora - rispose il mago - prepari una bella festa e faccia così e così...
Il re fece grandi preparativi; poi, secondo le istruzioni del mago, mandò a chiamare la mamma del bimbo a palazzo reale e la invitò a sedersi a lato della regina, Il puttino di terracotta, bello e riaccomodato, vedevasi collocato nel mezzo del salone reale e, attorno attorno, ministri, principi, cavalieri, in gran gala, che aspettavano.
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