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      Sembra pure che la gentilezza e la generosità stessero volentieri in casa di sua madre, la quale è amata da quanti la conoscono e ci deve esser cara se non altro per il gran bene che le voleva suo figlio. Il padre di lei, Celestino Chiti, fu amico allo storico Sismondi, e nell'anno 1799 seguì il partito repubblicano, seco lui dividendo i pericoli e la prigionia.2 Nel luglio dell'anno medesimo assalito in Pescia dalla canaglia codina si ritirò segretamente in una sua villetta; ma poco dopo fu colà raggiunto e tratto a Pescia legato sopra un barroccio colla testa nuda sotto la sferza del sole, mentre per ischerno gliene paravano i raggi con uno scheletro d'ombrello. Vinta dai Francesi la battaglia di Marengo, il Chiti fatto Vicario Regio chiamò a sè i tre principali suoi persecutori, i quali pallidi e tremanti nel primo giunger dinanzi a lui gli si gettarono ai piedi pregando misericordia. Il Chiti con volto pacato, fatto lor cenno d'alzarsi, disse: «So che è grande la carestia, che siete bisognosi, che avete molta famiglia. A casa mia vi sarà dato il grano necessario: andate, prendetelo, e siate tranquilli.»3 Quest'atto magnanimo suona tuttavia nella bocca del popolo, il quale si ricorda sempre volentieri delle cose che gli han fatto bene al cuore.
      Del resto, ho notato tutto ciò affinchè il lettore facesse conoscenza coi parenti del nostro Giuseppe, non già per trarne il minimo argomento in sua lode: perocchè i parenti sono come Iddio ce li manda, e ognuno è figlio delle proprie azioni.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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