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      Dacchè ho avuto e mente e cuore per apprezzarlo, mi sono studiato e mi studio d'onorarlo, e farò in modo di riportare a lui come al mio fonte il meglio che mi verrà fatto tra i lavori dell'ingegno. Sento che quando io mi spogliassi per rivestir lui, non avrei fatto nulla che mi sdebitasse dall'obbligo che gli professo. Nella sua scuola non si sentivano urli nè strepiti, non carnificine nè invidie, non quella guerra continua e vergognosissima tra la rabbia del maestro e l'umiliazione stizzosa dello scolare; ma riprensioni amorevoli, emulazione senza puntiglio, perfetta armonia tra la fronte serena, ferma e pacata di quell'uomo dabbene, e la docilità e l'attenzione spontanea e pronta di tutti noi. Lo studio era diventato un divertimento; perfino quello della lingua latina, col quale fino a quel punto eravamo il diavolo e la croce. Dieci mesi stetti con lui, ma mi bastarono per sempre, perchè tutto sta nel prendere l'andare.
      » Debbo rammentare anche l'abate Lorenzo Tarli5 che era destinato a condurci fuori. Questo giovine buono e istruito, invece di condurci a oziare inutilmente, ci portava per le chiese e per le gallerie, per tutti i luoghi degni d'osservazione, e ci faceva notare, senza darsi l'aria del pedagogo, le mille bellezze delle quali è seminata la bellissima Firenze. In seguito ho letto e Osservatori e Storie e Guide da pigliarne un'indigestione, ma il vero pro che mi fecero quelle corse fatte alla buona, non me l'hanno fatto gli studi fatti sul serio. Quanto ci vuol poco ad arricchire una mente, ricca di tutti i vergini tesori di quell'età ben disposta e mansueta!


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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