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      Perchè c'inchiodate sopra una panca con un libraccio davanti? Portateci a girandolare e a leggere il gran libro delle cose.»
      CAPITOLO TERZO.
      COLLEGI.
      Compievano appena dieci mesi che il Giusti trovavasi in sì buone mani, allorchè l'Istituto Zuccagni disgraziatamente fu chiuso, ed egli venne inviato al Liceo Forteguerri di Pistoia, ove già era stato educato Filippo Pananti, e ove rimase un anno circa. Ma suo padre avendo ottenuto un posto di grazia in quello di Lucca nel quale io mi trovava da qualche tempo, fu colà trasferito. Non so perchè, prima che arrivasse, corse voce che egli era molto innanzi negli studi di letteratura. Io che mi stimava più sapiente di lui, perchè ero in una classe più alta (logica da Collegio), volli, appena arrivato, sottoporlo ad un esame per conoscere se meritava questa sua rinomanza; gli prestai dunque un Canzoniere petrarchesco, libro allora uscito in luce, e qualche giorno dopo gliene chiesi il suo giudizio. Rispose che non gli piaceva, ed avea ragione, perchè quel libro è già morto e sepolto. Non mi ricordo che cosa io ne pensassi, ma ho una gran paura che mi piacesse moltissimo.
      «Per dare un'idea della buona disciplina (seguita il Giusti) che regna nei Collegi, racconterò due bagattelle quæque ipse miserrima vidi, et quorum pars magna fui.
      » Nel carnevale recitavamo delle commedie, e ognuno doveva provvedersi del vestiario che richiedeva la sua parte. Una parrucca di stoppa era rimasta ciondoloni per le nostre stanze, strumento di burle e di grandi risate.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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