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      So che è viva tuttavia, ma chi la vedesse ora la direbbe un culo di bicchiere. Di questi e d'altri trionfi poetici che io ebbi da' quindici a' vent'anni, credi a me che io non mi tenni nulla; anzi era convinto, arciconvinto d'essere un buono a nulla, e solamente qui nel fondo dell'anima mi sentiva una specie di stimolo, un cenno, una promessa dubbia e indeterminata che pareva volesse dire: col tempo, chi sa?»
      CAPITOLO QUARTO.
      PISA.
      Nel 1826 il Giusti venne a studiar Giurisprudenza in Pisa ove io già mi trovava colla mia famiglia; ma durante il tempo che vi si trattenne si può dire che consumasse più le panche dell'Ussero11 che quelle dell'Università. Giocava molto al biliardo e ne scriveva in collaborazione d'altri un trattato in latino diviso in tanti capitoli, alcuni dei quali intitolati de bilia, de frisu, de birillis traballantibus sed non cadentibus, de rimpallo simplice, de rimpallo cum scazzata ec. Una cosa peraltro da notare è che quantunque egli fosse uno scapato di prim'ordine, e stesse volentieri intruppato coi più famosi rompicolli dell'Università, pure aveva un modo di fare, di scherzare, di osservare, che era diverso dal nostro; poichè perfino in mezzo alle crapule trovava il verso di ricondurre la conversazione a qualche serio argomento.
      Una sera fra le altre passeggiavamo con un certo Giulio Bartoli di Santa Maria a Monte, il quale era venuto a passar qualche giorno in casa del Giusti, e che riguardavamo con reverenza perchè più scapato di noi. Essendo ormai tardi, si trattava d'andarcene a letto, quando il Bartoli propose invece d'andare all'osteria.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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