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      La proposta è accettata senza discussione; percorriamo la strada ballando e cantando:
      Andiamo, amiconi,
      Da Marco Chetoni:12
      Dormire è da ghiri,
      Sgobbar da minchioni,
      La la le ra le raLa la le ra là.
      Arrivati all'osteria e seduti a tavola, mi ricordo benissimo che si aprì fra noi una discussione religiosa. Il Giusti sosteneva che una fede era indispensabile; il Bartoli inclinava a farne senza; io riflettevo e bevevo. Il discorso poi cadde sopra una bellissima e onesta fanciulla, morta pochi giorni innanzi nel fior dell'età. Il Giusti aveva fatto in sua lode un sonetto che a nostra istanza trascrisse, e che mi dispiace moltissimo non aver potuto ritrovare. Mi ricordo peraltro che cominciava così:
      Vaga angioletta che t'involi ai danniDel secol guasto e corri a miglior vita;
      poi continuava lamentando i costumi del paese nostro, e sospirando conchiudeva:
      Regnano i sensi e la ragione è morta.
      Intanto il vino avea cominciato a lavorare, e quando uscimmo di là, se il Giusti avea la testa seco, il Bartoli era mezzo brillo, io non meno di lui: ed essi non volendo che tornassi a casa in quello stato per non affliggere mio padre, il quale avrebbe poi la mattina dopo afflitto me, mi condussero a casa con loro. La casa di uno scolare (già si sa) si compone di una stanza; e il letto può contenere al più al più due persone. Il Giusti dunque in qualità di padrone di casa restò senza letto. Mi ricordo che svegliatomi di quando in quando, io lo vedeva tutto imbacuccato nel cappotto, e seduto a tavolino a scrivere; e la mattina essendo io dolente di essergli stato cagione di tanto disturbo, mi rispose, mutando delicatamente discorso, che aveva studiato L'art de plaire di Bernard, e che aveva tradotta la seguente strofetta di Demoustier:


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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