21 Egli era sì povero, che si trovava costretto per vivere a prestare il suo ingegno e le sue fatiche ad altri, componendo ciò che gli veniva richiesto, e dicesi che giungesse a dettare un intero Quaresimale ad uno che volendo comparire eloquente, non avea altro mezzo per arrivarvi che la sua borsa.22 Le sue satire, dice il Giusti in un breve cenno23 che nell'età sua giovanile scrisse di lui, «prese tutte insieme sono un raro modello di stile, e vi si commenda e la magnifica struttura del verso che tiene del dantesco, e la bizzarra vivacità della beffa accozzata mirabilmente alle invettive e al sarcasmo rovente, e la scelta delle rime aspre e chiocce come le voleva l'Alighieri, convenientissime per la loro stranezza a questa maniera di poesia.»
Il passato secolo corse celebre per prodigiosa mollezza. Mentre la patria era sbranata dagli stranieri, i letterati e gli accademici versavan sonetti petrarcheschi in lode di Laure che non esistevano, e di principi che non eran degni d'esistere; si scrivevano drammi per musica, quando già era scritta la musica; le arti belle neglette, la sola danza in grande onore; a segno che il ballerino Vestris invitato a nominare i tre più grandi uomini del secolo, diceva: Io, Voltaire e Federigo II; i cultori delle lettere ricompensati con asinesca equità: nulla fruttò al Metastasio la stampa di tutte le sue opere; le Commedie del Goldoni, dice il Gozzi, pagavansi a ragione di dodici lire il foglio in 12°; talchè fu calcolato che ogni verso veniva ragguagliatamente a costare meno di un punto di ciabattino.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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Quaresimale Giusti Alighieri Laure Vestris Voltaire Federigo II Metastasio Commedie Goldoni Gozzi
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