QUI GIACENICCOLA PASQUALE LEONE CHAUVIN, DROGHIERE.
FU BABBO BUONO, FIGLIUOLO MEGLIO E GUARDIA NAZIONALE;
SPECCHIO DEI MARITI SAVJ ED ECONOMI,
MEMBRO DELLA CAMERA DI COMMERCIO,
MEMBRO DEL CONSIGLIO DI DIREZIONE DELLE DILIGENZE DI ROANO,
MEMBRO DEI FONDATORI DELLA CORPORAZIONE DEI DROGHIERI.
LA VEDOVA INCONSOLABILETIRA AVANTI IL NEGOZIO DI LUI
NELLA STRADA DEL GALLO DI S. ONORATO N° 12 BIS.
Ma il componimento che lo elevò in maggior fama fu il Girella. Io mi era provato a tesserne un elogio, ma facendolo sentire ad un amico, questi, appena leggevo un verso del Girella, mi troncava la parola lasciandomi lì collo scartafaccio in mano, e continuando a recitare i versi che venivan dopo, senza ascoltare nè punto nè poco i miei commenti. E siccome temo che il lettore farebbe probabilmente altrettanto, ed io ne proverei dispetto e umiliazione, gli riporterò il giudizio stesso del Giusti che parla inoltre di due altri suoi prediletti componimenti.
«Gli Umanitari, il Brindisi di Girella, il Re Travicello, salvo sempre l'inganno che possono fare le viscere di padre, crede l'autore che sieno quel poco di meglio che ha potuto fare, e in quei pochi versi gli pare d'avere raggiunto più da vicino i suoi propri concetti. Il cosmopolitismo, la facilità di mutar bandiera e l'essere sudditi queruli e molli di sovrani duri e inetti, pare che sieno le nostre piaghe più profonde, e che questi tre Scherzi le abbiano tentate a fondo e con intrepida serenità come fa il buon chirurgo. Presumere d'essere cittadini del mondo, senza esser neppur paesani in casa propria,38 ambire il nome di saggio e d'uomo che si sa salvare, barattando sempre livrea a seconda dei nuovi padroni, gridare contro la tirannia senza saper fremere quando opprime, nè valersene quando dorme, sono stoltezze tali che meritano una scrollatina di capo e un sorriso di compassione.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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