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      Una sua nuova composizione veniva accolta come una buona notizia; e taluni vi furono che si fecero ammirare recitando abilmente quei versi mirabili. Vennero poi gl'imitatori; e come vi erano stati i Petrarchisti, gli Alfieristi, i Dantisti, così vi furono i Giustisti; e per accreditare i loro versi, li spacciavan per suoi, e furono anche per suoi dati in luce, ed egli venne per un momento confuso co' suoi imitatori. Ma troppo è grande la differenza che passa fra il Giusti e costoro: egli dice una cosa saporita per far gradire una frase casalinga, essi per impiegare una frase casalinga, dicono una scioccheria; leggendo il Giusti, sei contento che egli pensi come te; leggendo gli altri, sei contento di non pensar come loro; questi ultimi ti annoiano, perchè rubano agli altri scrittori le idee; ritrovando le tue proprie nel Giusti, provi una compiacenza segreta, sembrandoti quasi che te l'abbia rubate. Richiesto replicatamente da molti amici se tale e tal componimento fosse o non fosse suo, diresse al Marchese Carlo Torrigiani il seguenteAvviso per la stampa a penna senza licenza
      de' superiori.
      «L'Autore degli Scherzi notati qui sotto, ringrazia di cuore i raccoglitori delle sue rime vagabonde; ma per iscrupolo di farsi bello delle penne degli altri, per una certa gelosia paterna, e anche perchè tutti i ganzi delle vergini Muse non lo piglino per una specie di Commissario dello Spedale degl'Innocenti obbligato a raccogliere e a far le spese di tutti i trovatelli, dichiara che la sua sola figliolanza a tutto il 5 luglio 1843 è la seguente:


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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