7. Lamento di Ricotta: è una chiassata fatta lì per lì.
8. Tirata contro Luigi Filippo: è prosa rimata.
9. Brindisi per un desinare in tempo di Quaresima.
«Tutti gli altri Scherzi che girano sotto lo stesso nome, sono stati appioppati all'Autore o dalla sbadataggine di chi raccoglie alla rinfusa, o dalla vile furfanteria di certuni che volendo mordere e non avendo coraggio di mostrare i denti, s'appiattano sotto la cappa degli altri, e di lì abbaiano a chi passa. — L'Autore protesta una volta per sempre che non ha preso e non prenderà mai di mira nè una data persona nè un fatto particolare, purchè non vi sia compreso l'interesse di tutti, come nell'Incoronazione, nel Congresso de' Dotti ec. Egli aborre dalla satira personale per tre ragioni:
» Perchè offende la convenienza sociale;
» Perchè restringe il cerchio dell'Arte;
» Perchè i più tra i bricconi e tutti i figuri ridicoli non meritano neppure un'infame celebrità. Ci siamo intesi.»
Dalle cose dette si rileva l'accoglienza che i versi del Giusti ottennero in ogni luogo; e nonostante era anche più grande l'accoglienza che si faceva all'Autore. Lo trovava bello tanto l'artista che il popolano, tanto la signora che la serva. Avea la figura gentile, il contegno nobile; era «un caro viso sul quale la bontà e la malizia facevano la pace, e l'ingegno e il cuore facevan baldoria insieme.»41 I dolori che avea sofferto vi spargevano di quando in quando una dolce melanconia. Il voto del gentil sesso seco trascinava quello del sesso forte. Il timore di averlo avverso lo faceva ricercare dai suoi emuli, dalle sue vittime, dai suoi nemici medesimi: un pezzo grosso del Governo che aveva il prurito della poesia lo pregò ad ascoltare certi suoi versi e anche a darvi per suo conto una limatina; e un certo Duca che nella lista dei tiranni non era carne nè pesce, invitò replicatamente il Professore Luigi Pacini a presentarglielo; il Giusti mandò a far squartare e il Professore ed il Duca;42 in somma egli fu come Tiziano43 «ricercato da principi, letterati e galantuomini.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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