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      » Ma il favore più vero, più durevole, più degno di lui, venivagli da coloro che amavano la patria, e che in lui vedeano un'arme potentissima contro i nemici di lei. Il Manzoni ha detto: «Se vi fossero dieci Giusti in Toscana, la lite della lingua sarebbe bell'e finita.44» Si potrebbe anche dire: Dieci scrittori come il Giusti, e sarebbe quasi finita quella della politica.
      CAPITOLO OTTAVO.
      DISGRAZIE. VIAGGI.
      Gli anni 1842 e 1843 corsero infausti per il nostro poeta. Ecco come su questo proposito scriveva al valente incisore Samuele Iesi.
      «.... Prima di tutto nell'estate del 1842, mi prese fuoco45 il tavolino e perdei nell'incendio, libri, fogli, appunti e abbozzi di lavori che ne piango tuttavia. Poco dopo, mi s'ammalò l'unico zio paterno, uomo carissimo al mio cuore,46 e dopo una lunga e crudele malattia ebbi a soffrire il dolore di perderlo.47 Non erano passati tre mesi, che in Firenze nella Via de' Banchi fui assalito da un gatto arrabbiato; e il rimescolo che n'ebbi fu tale che ne perdei la quiete per molti giorni, e fui lì li per perderne anco la testa. Questo disturbo mi portò uno sconcerto intestinale che mi dura tuttavia, ed è oramai un anno che son qui ad aspettare la salute, che è di là da tornare. Ho dovuto fare a meno della vita gaia che ero solito condurre, e pazienza se fosse questo tutto il male: il peggio è che non posso più applicarmi, e molto meno provarmi a scrivere, che era un gran sollievo per me, desideroso di avvantaggiarmi negli studi ed esperto bastantemente delle altre cose di questo mondo, per essere in grado di farne a meno.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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