Che spopolazione, che abbandono! l'antica dominatrice del mondo è cinta dal deserto. Qua e là un albero rigoglioso tanto per far vedere che la natura del terreno si presterebbe alla coltura, purchè l'assistesse la mano dell'uomo. Il vetturino, la donna di servizio, persone avvezze a non vedere nel nostro paese un palmo di terra nuda, dicevano ogni po' po': se questa terra l'avessimo da noi!
» Ecco finalmente Roma. La cupola di San Pietro non è svelta come quella di Brunellesco, miracolo vero dell'arte. Da lontano Roma apparisce sparpagliata. . . . San Pietro è vasto, ricco, ma v'è troppa roba. . . . In generale nelle fabbriche moderne si vede lo sfarzo e l'ampiezza; ma la magnificenza, il grandioso, il maraviglioso, sta nei resti delle cose antiche.... Il Colosseo è tal cosa che nessun pensiero può figurarla. Sarebbe bene vederlo l'ultimo, perchè toglie il pregio a tutto il rimanente. Altrove vedi archi e colonne, nel Colosseo i Romani. Le descrizioni di quella fabbrica e di ciò che vi si faceva potrebbero apparire i soliti sogni d'antiquari e di romanzieri: veduto una volta, se ne crede anco più di ciò che non ce n'hanno detto. Io n'uscii così pieno, così penetrato, che tutto il resto mi parve nulla. Credo d'esservi stato due ore senza montar sopra, e fortunatamente non v'era nessuno. Una giubba a coda di rondine m'avrebbe frastornato tra le toghe e tra le preteste com'ero. Vedevo un popolo immenso, armato di ferro e di valore, affollarsi su per quelle scale, e migliaia di visi diversi dai nostri sporgersi dalle gradinate a vedere i gladiatori e le fiere.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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