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      Se mi fosse riuscito d'incarnare il mio concetto, sarebbe nato un libro da aversi a mano da tutti; scritto senza boria, senza pompa, senza affettazione nessuna; ma alla buona, all'amichevole, come conviene alla materia. Avrei fatto tesoro specialmente della lingua parlata che non è tenuta in onore quanto bisognerebbe, e sperava di non fare cosa inutile, se il tempo e l'ingegno mi si fossero prestati. Un'ombra di questo lavoro sarà trovata fra i miei fogli e apparirà anco meglio da una lettera indirizzata al Francioni. Poteva darsi che tentassi anco la Commedia, sebbene m'abbia fatto sempre una paura terribile, e sia persuaso che non vi sarei riuscito. Inoltre ho almanaccato molto col cervello per tentare una specie di Romanzo sul gusto di Don Quichotte o del Gil-Blas, e per quanto non abbia mai presa la penna neppur per cominciare, confesso che da molti anni è stata la mia tentazione quotidiana. Avendo bazzicata gente d'ogni risma, mi sentiva in corpo tanta roba da tesserne tre o quattro volumi; ma può essere che sia stato un castello in aria da rovinare alle prime mosse, o da non arrivare mai al tetto. In ogni modo, in tutto ciò che ho scritto o che ho pensato, non ho avuto in mira che di pagare un tributo al mio paese nella moneta che aveva in tasca, la quale se non è d'oro o d'argento, credo almeno che non sia falsa.
      » Troverai in questa lettera o troppo o troppo poco, poichè l'ho scritta in mezzo ai dolori, spronato dal desiderio che nessuno mentisca sul conto mio. Tu leva e aggiungi come ti detta la coscienza, e bada che non ti faccia velo l'amicizia passata tra noi.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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