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      57 L'Orlandini leggeva con una voce così dolce, un accento così armonioso, e intendeva e faceva sì bene intendere quel che leggeva, che il Giusti stavalo ad ascoltare per incanto. Così udendo dei versi gli ritornò la voglia di farne qualcuno, sebbene di un carattere molto differente da quelli che udiva: e scrisse, quasi a modo di ricreazione, L'Amor Pacifico. «È questo (egli dice)58 uno Scherzo innocente da dirsi a veglia e da stamparsi con licenza de' superiori anco a Modena.» Tornato nel novembre del 1844 a Pescia, vi rimase fino all'estate seguente lavorando e studiando. Egli leggeva da qualche tempo Montaigne, nè è a dirsi con quanto piacere. Dotato come il francese filosofo di un buon senso vero, indomito, suo, non accettava come lui altra autorità che quella irrecusabile della ragione. Lessero entrambi pochi libri, ma però li rilessero. Montaigne impiegò gli ultimi dieci anni della sua vita a limare i suoi scritti, il Giusti morì col timore di non averli abbastanza limati. L'amor della concisione, l'avidità delle finezze sopraffini li fece qualche volta cadere entrambi nell'oscurità;59 difetto non lieve in ogni scrittore, specialmente nel satirico: un epigramma non inteso, è una pistola che fa cecca. Non è facile trovare due ingegni così originali e tuttavolta così somiglianti: e questa somiglianza indusse il Giusti a tradurre due Saggi di Montaigne,60 tanto più che l'unica traduzione italiana che si abbia del francese filosofo è stata fatta da un greco che sapeva tanto il francese da tradurre moineau per monaco, quando ognun sa che vuol dir passerotto.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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