Allora gli domandai:
— E da chi pensi d'andare?
— Non lo so per adesso.
— Vuoi venire da me?
— Volentieri, ma a un patto.
— Lo sottoscrivo prima di conoscerlo.
— Nò: bisogna che te lo dica.
— Ebbene qual'è?
— Che non voglio esserti a carico.
— Ma io non ho mai tenuto a dozzina nessuno.
Dunque non se ne può parlare.
— Questa è un'idea strana.
— È un'idea giusta.
— E allora non se ne fa niente.
— E allora addio.
Questo dialogo fu ripetuto fra noi varie volte, finchè un giorno vedendolo veramente puntato, e dall'altro canto premendomi di seco vivere familiarmente, gli dissi: Quello che preme è che tu venga; sul resto fa' quel che vuoi. Qui una stretta di mano e ci lasciammo.
Nel successivo novembre venne a Pisa da me. Giunto appena gli feci la domanda che tutti gli facevano, cioè se avesse scritto nulla di nuovo; ed egli mi recitò Il Giovanetto. È questo oggi un tipo perduto fra noi e che era tanto comune a quei tempi; ma questo componimento rimarrà sempre come un modello di stile. Vi è fra l'altre un'espressione che fece fortuna, cioè martire in guanti gialli. Infatti un cattivo medico venne chiamato un ciarlatano in guanti gialli, un banchiere fraudolento uno strozzino in guanti gialli, i conquistatori di qualunque paese mai siano, assassini in guanti gialli; e anche a' giorni che corrono di questi guanti gialli se ne fa un gran consumo. Il Giusti è felicissimo in siffatti riavvicinamenti, e il lettore prova sempre una lieta meraviglia nel vedere certi vocaboli che sembravano dovere stare in perpetua guerra fra loro a un tratto stringersi in fortunata alleanza.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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Pisa Il Giovanetto Giusti
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