Perocchè, lode a Dio, anche un pastorello arcade sa che si cerca unificar la lingua per unificare la nazione; sa che ci occupiamo delle parole per meglio intenderci, quando che sia, sulle cose; sa finalmente che si cerca di preparare alla patria una lingua intanto che la Provvidenza ci sta preparando una patria. Il Giusti perciò si dilettava di conversare col popolo, per prendere di prima mano quei modi di cui non abbastanza i dotti si degnano e gli studiava, e gli sceglieva e ne parlava e scriveva agli amici,67 alle signore, e alle belle signore.68 E il saggio uso che fece il Giusti della lingua domestica gli valse poi69 l'onore di esser nominato socio residente della Accademia della Crusca; la quale avendo già ad istanza di Giovan Battista Niccolini, di Gino Capponi ed altri benemeriti dichiarata italiana la lingua che fino allora ostinavasi ad appellare toscana, pose fine a quella lunga guerra che era stata cagione di tanto e sì deplorabile spargimento d'inchiostro.
Scrisse pure in quel tempo il Discorso sulla Vita e sulle Opere del Parini, del quale si parlò assai variamente: chi gli disse bravo, chi lo accusò di avere usato uno stile troppo basso per trattare un argomento tanto nobile. L'autore fresco della sua opera si difese vigorosamente,70 tanto più che era sostenuto dall'approvazione di uomini valenti ed illustri;71 ma scorso poi qualche tempo e riletto il lavoro si accorse che non era perfetto, come rilevasi dal seguente brano di lettera diretta non si sa a chi.
«Se avessi avuto questo volumetto nel 1846, quando scrissi il Discorso sopra il Parini, e se qualcuno dei tanti Lombardi ai quali mi raccomandai m'avessero indicato V. S. come fonte sicura alla quali attingere largamente, il mio lavoro poteva riuscire più esatto e più copioso.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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