Che se ho notato francamente i suoi difetti, l'ho fatto per non tradir la verità che egli ha amata col cuore e propugnata colle opere, e perchè son sicuro che egli ora sorride dei difetti di quando fu uomo, come noi sogliam sorridere dei nostri di quando fummo fanciulli.
Mostrato come meglio per me si poteva l'uomo, l'amico, il letterato, il poeta, vediamo il Giusti cittadino e politico.
CAPITOLO DECIMOTERZO.
RIVOLGIMENTI. RIVOLTOLONI.
Correva l'anno 1846, allorchè Giovanni Mastai fu eletto Pontefice. Il primo atto del suo governo fu una generale amnistia agli emigrati e condannati politici. Per indurli a non cospirare contro di lui, s'invocava in questa il loro onore. L'atto magnanimo, e più il modo con cui fu promulgato e eseguito, commosse a lieta meraviglia l'animo di tutti. I viva Pio IX, risuonarono da un capo all'altro della penisola. Queste parole si espressero con mille mezzi, si ripeterono in mille modi; mentre i poliziotti le cancellavano col pennello dai muri delle case, gli sbarazzini di soppiatto col gesso le scrivevano sulle spalle ai poliziotti. All'amnistia successero nuovi atti di clemenza e sapienza; civili riforme furono da lui arditamente iniziate. I principi seguirono il suo esempio, spinte o sponte non so; so di certo che taluno prima d'allora rabbrividiva al solo sentir parlare di riforme, e se era a letto metteva il capo sotto le lenzuola; altri che non ne vollero assolutamente mai saper nulla, furon poi costretti a fuggirsene in barroccino.
Intanto gl'Italiani s'accostavano a Pio IX, e lo rinfrancavano nella via in cui si era messo; ciascuno sacrificava le proprie opinioni al famoso porro unum verso il quale le riforme tendevano apertamente.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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