Il Giusti fu di questo numero; e si conservano alcuni sonetti, coi quali applaude a colui che sembrava mettere in pratica Il Papato di Prete Pero. Fece lo stesso coi versi intitolati a Leopoldo Secondo, il quale aveva seguito più dappresso le orme di Pio IX. Scriveva egli su questo proposito ad un amico: «Spero che i versi del poeta cesareo non faranno torto al poeta repubblicano.»96 Qui taluno arriccerà forse il naso, dicendo che si ha da portare una sola bandiera, e si ha da combatterne ogni altra. Chi prende questi dirizzoni, può rassomigliarsi a quella specie di topo (Lemmus norvegicus), il quale in certe sue emigrazioni segue costantemente camminando la linea retta. Se trova un muro cerca salirlo, se un lago vi si getta a nuoto, se un abisso vi si precipita. Le persone ragionevoli, temperando i desiderii a seconda dei tempi, accettano il poco per avere il più, e alla lunga l'ottengono. Scrisse anche il Congresso dei Birri, che perseguitati dall'opinione pubblica non trovavano più terra che li sostenesse. Di questo scherzo ne furon vendute, in tre giorni, diecimila copie.97
L'Italia in quel tempo presentava uno spettacolo, di cui non si trova altro esempio nella storia del nostro paese. Uno spirito concorde benediva tutti: l'inondazione di una pianura era una nazionale calamità; un atto di coraggio di un paesucolo, diventava una gloria nazionale. Ci si parlava senza conoscersi, ci s'intendeva senza parlarsi.
E tutto questo, come suole accadere, senza niun programma stabilito: perocchè i giorni che precedono le grandi rivoluzioni, hanno una certa somiglianza: non si sa sempre quel che si vuole, ma si vuol sempre quel che non è. I più ragguardevoli cittadini avevano il senno del consigliare saviamente, il popolo avea il senno anche più raro di accettare ed eseguire il consiglio.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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