Una voce amata gridava: alla chiesa, alla piazza; e la piazza, e la chiesa rigurgitavano di popolo; una voce sommessa sussurrava: non si parli, non si fumi; e non si parlava, non si fumava.
Istituivasi intanto ovunque la Guardia Civica; tutti s'addestravano alle armi. Ma sebbene la rivoluzione fosse nell'aria e si sentisse nei nervi, tuttavolta, nel 1847, non si credeva che il 1848 fosse tanto vicino. Palermo cominciņ la rivoluzione: le donne stesse combattevano, i pianoforti servirono da barricata, i ragazzi corsero a spegner le bombe. Milano seguiva l'esempio. Gli eserciti italiani correvano al soccorso dei fratelli Lombardi. I volontari toscani privi di zaini, partivano coi fagottini; ho veduto madri e spose separarsi dai loro figliuoli, dai loro mariti, con tale serenitą da far venir le lagrime a me, che le guardavo nascosamente. E i nostri volontari assediavano Mantova e respingevano due volle le sortite nemiche; i Piemontesi vincevano a Goito e a Pastrengo; i Romani a Vicenza; i Lombardi ricacciavano il nemico fin presso le mura di Trento; tutto tutto sorrideva alle armi italiane. Fra le carte postume del Giusti trovo i versi seguenti che rammentano quei tempi felici:
. . . . . . . . . .
Oh se l'esempioNon cade indarno,
Se un giorno il Tevere,
La Dora e l'Arno
E l'onde siculeIn sč rubelle
Concordi uniscanoL'onde sorelle,
Ecco la colleraDi Dio discende:
Vecchio, riscuotitiLeva le tende;
Fuggi, t'incalzanoCavalli e fanti;
Via dall'Italia
Ladroni erranti!
. . . . . . . . . . . .
Ma queste cose appartengono alla storia: umile biografo, torno al mio Giusti, e retrocedendo di qualche passo, dico come egli appena vide spuntare l'alba della libertą si dette a favorirla colla parola e coll'opera.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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