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In questo mezzo, come ognun sa, le sorti italiane rovinarono. Molte ne furono le cagioni, e fra queste una certa razza di gente che corre all'alito dette rivoluzioni, gente che pesca nel torbido, gente da lui presagita fino dal 1847 nell'Ode Gli Spettri, poesia che a ragione dirsi dovrebbe profezia; perocchè mentre noi passavamo il tempo a sventolar bandiere, a cantar inni, a sperare, a credere, ad abbracciarci, egli in questa guisa dipingeva il demagogo:
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Già, già con piglio d'orator baccanteSta d'un caffè, tiranno alla tribuna,
Già la canèa de' botoli arroganteScioglie e raguna.
Briaco di gazzette improvvisatePazzi assïomi di governo sputa
Sulle attonite zucche, erba d'estateChe il verno muta.
«Diverse lingue, orribili favelle,
scoppiano intorno; e altèra in baffi sconciSucchia la patriottica Babelle
Sigari e ponci.
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Se il fuoco tace, torpida s'avvallaAl fondo, e i giorni in vanità consuma
Se ribollono i tempi, eccola a gallaSordida schiuma.
Lieve all'amore e all'odio, oggi t'inalzaDe' primi onori sull'ara eminente,
Doman t'aborre, o nel fango ti sbalza,
Sempre demente.
Questi versi rivelano quanto il Giusti fosse sicuro conoscitore dei tempi e degli uomini: e coloro che asserirono essere egli privo di senno politico (lo dico alla bella libera) si dimostrarono parcamente provvisti di senso comune.
Frattanto non avendo da più d'un anno dato niente alla luce, gli oziosi cominciarono a chiamarlo il poeta ammutolito.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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Ode Gli Spettri Babelle Giusti
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