Sono per lo più coloro che nulla fanno i quali rimproverano altrui di non far qualche cosa. Costoro, come il Giusti soleva dire, svegliano russando; espressione mirabile nella quale ha saputo in due vocaboli raccoglier tre idee. Ma senza contare che egli era Deputato e malato, vuolsi aggiungere che stava scrivendo una Cronaca di quel tempo, la quale disgraziatamente è rimasta incompleta.
Altri e più gravi addebiti gli furon poi dati, come rilevasi dal seguente brano di lettera all'Arcangeli.111 «Non so di dove si siano cavati quelli del Calambrone,112 che io ho suscitati tumulti per poi rovesciarne la colpa sul popolo che io dalla tribuna non ho in mai aperto bocca senza dir male del popolo, e così via discorrendo, fino a mettere in dubbio se io mi sia venduto.» Al dì d'oggi chi lo chiamasse venduto si chiarirebbe venduto egli stesso. Ma il tempo è il più onesto dei giudici:
Vedete? all'ultimoson furbi i buoni,
Le vere bestieSono i bricconi.113
Fra i suoi avversari era un Enrico Montazio: e perchè niuno abbia a scambiarlo con altri che a caso portassero il cognome medesimo, gioverà notare che nel corrente anno di grazia 1859 scrive da Londra la corrispondenza al giornale ufficiale di Venezia. Il Giusti gli rispondeva dirigendosi a un amico:114
Tu dei pettegoliPer la puntura
Sempre in orecchioSempre in paura,
Non ti capacitiCom'io resista
Al turpiloquioD'un libellista,
Che nel freneticoCiarlío d'adesso
Ruttando infamieRutta sè stesso?
Non vedi il miseroFerirti apposta
Per sete inutileD'una risposta;
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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