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      Corse subito voce dei guasti orribili che questi fiumi avevano fatto, mettendo desiderio in molti di correre a vederli. Questa smania, che ci spinge sul posto della sventura, è condannata da molti, come una barbara o insensata curiosità; a me pare che gli animi gentili non debbano fuggire l'occasione d'esercitare il loro dolore, la loro pietà. Il solitario, facendosi centro e norma delle combinazioni dell'universo, non vuol conoscere se non quei mali che lo vanno a percuotere direttamente; l'uomo che vive in mezzo alla sua specie, e che l'ama, non fugge le pubbliche sciagure e pare che dica, presentandosi allo spettacolo della umanità sofferente: anch'io ho una lacrima da versare sulle comuni calamità.
      Con questi ed altri sentimenti, quindici giorni dopo quel rovescio, andai pedetentim ec., in compagnia di un caro amico, alla volta dei Bagni di Lucca. Attraversammo per cinque ore di cammino selve e montagne, e per un continuo saliscendi giungemmo al paese suddetto. Per tutto i segni della burrasca; da tutte le parti il racconto più o meno malinconico di quella notte, secondo che aveva più o meno offeso il raccontatore. Ai Bagni, campi divorati dalla Lima; case, edifizi, piazze, muraglie, passeggi smozzicati e guastati. I luoghi di delizie che pochi giorni innanzi formicolavano di tutta la quint'essenza del mondo elegante, ingombrati adesso di rena, di rottami e di ceppi voltolati dalla corrente. Era nostro Cicerone un merciaiolo del luogo, il quale portando tutto il suo patrimonio ambulante nella cassetta, ci mostrava duro duro e dinoccolato tutto questo fracasso.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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