Errore funesto, del quale non ci sentiamo corretti se non quando si cambia paese, e ci ponghiamo a contatto di genti nuove e di costumi diversi.
Questa lunga diceria non tende a mettere in dubbio che il P. possa far nulla di buono, chè anzi credo che farà e farà bene se avrà voglia e pazienza, ma tende a correggere in certo modo questa furia di favore la quale non può accelerare il volo di un ingegno sorgente, bensì può affrettarne la caduta. Ricordati di C. della M.; chi più di lui atto all'arte del disegno? Fu lodato, portato a cielo, ebbe mezzi e maestri; ebbene? La lode lo soffocò. Credè d'esser professore, e non seppe far lo scolare.
È vero che oggi per le teste sventate comincia a invadere una opinione, che non so di dove diavolo ci sia venuta, se non forse dalla poltroneria e dappocaggine di coloro, che bevono facile sapienza nelle colonne di un giornale. Si va vociferando, lo studio esser dannoso: piuttosto che aiutare, inceppare l'ingegno; volersi libertà di pensiero, libertà di vita, libertà di modi; l'assiduità, la meditazione, la pacatezza essere industrie di vecchi, pastoie e fastidi alla gioventù; dovere l'ingegno velocemente seguire i naturali moti, non le regole dell'arte; e quest'arte, qual essa siasi, essere una balordaggine, anzi una tirannia. Sarà vero, ma io non lo credo, e so per prova che non è. Il cavallo indomito potrà essere un bel cavallo, ma non sarà mai un cavallo buono; nè vedo che i libri e le opere tutte di questi sfrenati e rumorosi ciarlatani abbiano vita più lunga del Lunario.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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Lunario
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