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      Il P. non si abbandoni troppo nè al suo fuoco, nè all'approvazione inconsiderata degli altri. Se natura lo volle scrittore di musica, nutra in sè questo germe gentile e lo coltivi degli studi necessari, che son molto più di quelli che forse non crederà. E, per esempio, questa scienza che egli si sente chiamato a professare, ha una parte che può chiamarsi puramente meccanica, ed una che si dice intellettuale o filosofica. La prima si conosce e suonando più di uno strumento, e avendo fra mano i migliori spartiti, e possedendo il contrappunto; per conoscer l'altra, bisogna rintracciare quali vicende abbia subíto la musica in questi ultimi cento anni, quali sono i bisogni e gli uomini del nostro tempo. Mancando delle cognizioni meccaniche, come si trovano i suoni, come si formano le armonie, come si fa senno del bene e del mal fare degli altri? E destituti delle nozioni filosofiche, come si armonizzano i suoni trovati al nostro intimo concetto, ai bisogni del nostro tempo, a ridestar passioni care, dignitose e forti nel cuore di chi ci ascolta? Perchè ciò che può dirsi della poesia è applicabile alla musica, per la somiglianza che le arti della immaginazione hanno fra loro. Se non conosce la storia dell'arte, come a seguire, come a rigettare scuole e sistemi? Oggi non si voglion più scrittorelli di nessun genere, e siamo a tale che la mediocrità si tiene peggiore dell'assoluta ignoranza, sebbene di libri e di cose matte formicoli il mondo.
      Dirai dunque al P. che si cerchi di un maestro, non costà, perchè non ve ne sono, ma a Lucca o a Firenze.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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