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      Correggetemi piuttosto, voi che potete farlo e per età e per istudi, e (quel che più conta a parer mio) per esperienza di mondo; ve ne sarò veramente tenuto.
      Salutatemi Giorgini, e animatelo a studiare, sebbene non credo che abbia bisogno di sproni; pure animatelo. Vivete sano e felice, e vogliatemi bene.
      13.
      Al Professore Luigi Pacini. — Lucca.129
      Firenze, 25 maggio 1838.
      Caro Professore.
      Voi usaste a me una gran gentilezza mostrando desiderio di qualcuna delle cose mie leggerissime; io commisi una gran villania non replicandovi neppure un verso. Scusatemi; a volte ho la testa tanto ai grilli che non mi ricordo di scrivere neppure all'innamorata, ossia a quella che fa le viste di essere.
      Lasciatemi riordinare i fogli e la testa, e allora vi manderò quello che volete; per ora ho sottosopra ogni cosa, e più assai il cervello delle carte.
      Vorrei venire a Lucca, e sono anni domini che lo dico, e non lo faccio mai: un giorno o l'altro lo farò, e il primo che sarò ad abbracciare sarete voi. Vi abbraccio intanto col desiderio e vi ringrazio.
      14.
      Al Professore Luigi Pacini.130
      28 agosto 1838
      Mio caro Professore.
      Se bene mi rammento di quando avevo sedici anni, e se la smania d'ostentare dolori e disinganni (moda attuale) non mi fa ombra alla mente, io era nato per le miti affezioni, e inclinato a quella dolce malinconia che ti mette nell'animo il bisogno d'amare e d'essere amato. In quel tempo, se mai qualche volta mi mossi a cogliere un fiore nei campi varii della poesia, i miei passi andavano piuttosto verso i giardini di Valchiusa, che verso gli orti del Berni.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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