Ma le madonne Laure che incontrai in quegli amorosi sentieri, o non ebbero dell'antica se non quella artificiosa irresolutezza, quella civetteria semibacchettona che fece perdere il tempo e qualche volta il giudizio al più tenero de' nostri poeti, ovvero furono così antiplatoniche che Pietro Aretino sarebbe stato per esse un Petrarca troppo onesto. Oltre a questo, guai a chi fa all'amore coi versi. I versi hanno un suono troppo lieve e passeggiero, e le donne amano suoni forti e durevoli.
Venuto il 1330...... dai vani lamenti d'amore passai, grattando la lira d'Alceo, ad altri vanissimi sonniloquii, lira doventata pettegola in mano a tanti de' nostri poetini contemporanei, e sulla quale tuttavia tornano a balbettare con voce di castrato le loro lunatiche speranze, o le glorie intarlate della nostra Penisola. Non so quali pasticci politici avrei messi in versi; poteva forse mediocremente esalare quella bile generosa della quale dovrebbe esser ministro il braccio piuttosto che la lingua; poteva anco naufragare in compagnia de' miei maestri e condiscepoli. Non potei vederne la fine, perchè sul più bello le croci e i rescritti che la Cornucopia imperiale e reale versò sopra quelli medesimi che pochi mesi avanti avevano predicato meco per l'osterie e per i caffè, m'incantarono di maraviglia, e restai fioco come se avessi visto il lupo. Per le quali cose tu vedi che i santi birichini dell'uno e dell'altro sesso avendomi troncati i nervi del cuore e della mente per le soavi e per le forti passioni, per dare un qualche sfogo all'animo bisognoso d'operare, ho dovuto ricorrere a scarabocchiare queste buffonerie, perchè almeno non si dica che d'un'epoca buffona mi sono ostinato a parlare sul serio.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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