Ho trovato i miei amori tutti in rovina, e dopo un'assenza così lunga non c'era da aspettarsi di trovarli ritti; già è un pezzo che amo più per ghiottoneria che per appetito, e questo appassire del cuore si chiama metter giudizio: bel fiore d'un albero secco! L'ho rivedute senza rimproverarle: poverine, per mantenersele fedeli da Firenze, bisognerebbe esser lunghi trentaquattro miglia. Parlo in plurale, perchè a dirtela n'avevo più d'una, visto che in questi tempi romantici anco nell'amore o bisogna burlarsi d'Aristotile e sopprimere il domma dell'unità, o tornare a belare in Arcadia.
In una vecchia edizione di Dante colle note del Vellutello, ho trovata la lezioneMolto di là da quel che gli è parvente,
e n'ho avuto un gusto matto, perchè amando il vero più che il brevetto d'invenzione, godo che altri l'abbia trovato nel modo stesso che l'ho indovinato io; così essendo in più, ci sarà meno contrastato. Trovai ancoPoi si quetaron que' lucenti incendi;
ma non mi ricordo dove, e te lo dico soltanto per non farmi bello delle penne degli altri, sebbene gli errori delle lezioni diverse io gli abbia sentiti da me.
16.
Al Professore Luigi Pacini.
Pescia . . . . .
Mio caro Pacini.
La lettera che mi scrivesti a Firenze il 27 ottobre, è rimasta ferma alla Posta più d'un mese, perchè mi sono trattenuto a Pescia tutto il novembre, e se non era una breve corsa che ho fatta là, ci sarebbe tuttora. Dopo otto giorni di permanenza alla capitale, sono ritornato qua alla biada casalinga che mi fa più pro assai di quella che mi dà il trattore.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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