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      Vedo che Ella non mi passa le frasi torturate e che sanno troppo di rabesco, solito scoglio di tutti i nemici delle tiritere e del brodo lungo. Correggerò: ma ho gran paura di dare nel dilavato, segnatamente in certi metri che, non tenuti su, slabbrano da tutte le parti. La veda un po' Lei che ne sa più di me. Quanto al resto, le dirò una cosa, che saprebbe di smorfia detta in una prefazione, ma che Ella dicerto prenderà in buona parte. Quelli Scherzi son venuti su come i funghi, dal bollore d'una testa poco o punto coltivata, e dall'impulso d'un animo portato al bene, ma non ancora composto a saviezza. E poi, me gli hanno quasi strappati di mano, e sono stato costretto a pubblicarli per far fronte alle imposture degli stampatori . . . . .
      (Non continua.)
      18.
      A Lorenzo . . . . . .
      Caro Lorenzo.
      Ho indugiato a scriverti, perchè non bastandomi l'aver veduto, volevo anco ripensarci su e informarmi da altri più pratici sul conto del Collegio di.... Conobbi il..... e lo trovai un uomo molto destro, parlatore di vantaggio, uno di quei molti che hanno inteso da che parte pendono, e senza avere affetto più per una cosa che per un'altra, pure d'andare avanti, sanno approfittarsene. Gli altri frati, o superiori o maestri che siano, vanno chi più chi meno sulle pedate di lui, e fanno un gran magnificare quel po' che hanno armeggiato, e in pro dei . . . . . e in pro del Collegio: cattivo principio a mio giudizio, perchè le cose buone si raccomandano da sè, e chi sa far bene perchè ama il bene, raramente se ne fa bello con parole strepitose.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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