Ma diamo questo all'ambizione e alla smania di porsi in vista, che è malattia della razza. Quello che più mi pone in sospetto, fu il solito promettere Roma e Toma, il far vedere macchine di fisica, collezioni di pietre, scuole di disegno ec, ec., e poi sapere che queste lezioni o si danno tardi e negli ultimi mesi, o bisogna procurarsele pagandole oltre la retta. Di lingua italiana si discorre poco, e quel poco più per condiscendere al desiderio universale che per sentirne la necessità, per quello che mi parve; si assorbono i più begli anni dell'infanzia e dell'adolescenza colla lingua latina e con altri studi minuti, spezzati, tali da empire la testa di mille frantumi, senza nutrirla di niuna cosa solida. Fu dato un esperimento, nel quale la nullità e l'ostentazione fecero solenne pompa di sè: chi aveva un po' di senno e un briciolo di cuore, uscì deplorando la sorte di quei poveri giovinetti dati in mano dei cani che le gli stroppiano sotto colore d'educarli. E sono poi persuasi di sapere; e quando s'accorgono di non saper nulla, o (peggio) di saper male, o si sgomentano e coram populo rimangon lì, o son costretti a ritornare daccapo, prendendo gli insegnamenti del Collegio per norma del come non si fa. Questa sola cosa ti basti per mille che potrei dirtene: uno dei temi da trattarsi in poesia là all'improvviso, era Michelangelo, ossia il risorgimento delle arti. Ora sai che Michelangelo segna appunto la decadenza, e che il vero regno dell'arte sta tra questi due confini: comincia in Giotto, termina in Michelangelo: crimine ab uno disce omnes.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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