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      Rammenti le promesse fatte ai Fiorentini, e mi conservi la sua benevolenza.
      27.
      A Giovacchino.....
      Pescia, 30 dicembre 1839.
      Carissimo signor Giovacchino.
      Nel rimuginare i miei fogli trovo una cara sua del 20 luglio, alla quale non detti risposta per ismemoriataggine, e perchè in quel tempo stavo poco bene di salute e di spirito. Pagherò adesso il mio debito, perchè non voglio che ella creda che io mi sia dimenticato di lei e delle molte garbatezze ricevute in casa sua per tutto il tempo che ho dimorato seco. Ella si lamenta a ragione dell'ingratitudine usatagli da un uomo che per molti altri conti godeva la pubblica stima, e veramente questi uomini di nome e di credito, per parte dell'ingegno, bisognerebbe che procurassero di non perdere e l'uno e l'altro per il lato del cuore. Ma sebbene giovane ho veduto che questi idoli della pubblica stima, nella sicurezza di essere perdonati in grazia dei loro pregi, bevono un po' grosso in quanto a galantomismo; simili alle donne belle, che per la loro bellezza credono di non demeritare in nulla facendo..... Noti bene che l'uomo che sortì dalla natura indole di volpe piuttostochè di leone, quando è passato attraverso alle vicende delle cose, e s'è strisciato per il fango della vita, o n'esce lordo fino agli occhi, o negli anni suoi tardi si trova adagiato, o per dir meglio, prostrato in uno scetticismo che lo rende insensibile al male e al bene. Così un lato di noi intormentito da lunghi dolori non sente più nè il benefizio dei farmachi, nè l'urto delle percosse, nè il ferro che lo recide.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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