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      Questi scettici sono la peste della società: e a quanti si potrebbe dire et tu de illis es! Il minor male che il galantuomo possa ricevere da questa marmaglia è l'ingratitudine; e la più nobile rivalsa che sia dato riprendersi contro di essi, è il disprezzo, secondo me. Io sono giovane tuttavia, ma ho veduto di gran bei giuochi, prodotti da un muso duro, messo fuori a tempo e luogo......
      La sostanza è che ella deve viver quieto nella sua onestà, e lasciare andar la ruota. Dio non paga il sabato. Saluti tutti di casa, e mi conservi la sua buona amicizia.
      28.
      A Silvio Giannini.
      Carissimo signor Giannini.
      Mi ha recato una dolce sorpresa il ravvisare un amico mio nel traduttore delle Lettere di Panagiota Suzzo e nello scrittore della scena lirica. Ho conosciuto a Firenze questo giovane rispettabile venuto da Napoli per pubblicare un suo lavoro storico. Mi pare che le lettere greche potranno commuovere fortemente gli abitanti delle Isole Ionie, ai quali ogni parola ricorderà un fatto, una speranza, un desiderio; ma gl'Italiani, sebbene sentano come i Greci desiderio di libertà, non rammentano un'impresa generale e recente per la quale volessero portare all'atto questo desiderio, e rimarranno freddi alla lettura di questa prosa poetica, perchè quando uno stile esaltato non consuona in tutto e per tutto all'intimo stato dell'anima, o alla condizione di un popolo, tace la ragione della fantasia e del cuore, e risorge più gelata e pedantesca che mai la rettorica e la grammaticale. Oltre a questo vorrei che fossero finite una volta queste declamazioni di sgomento.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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