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      Il metro adoperato dall'autore non corrisponde, poichè suona a morto con uno scacciapensieri. Questa analogia dei metri col subietto è trascurata e derisa, ma chi la deride e chi la trascura se ne accorgerà. Si può scherzare con tutti gl'istrumenti e sopra tutte le corde, ma l'accompagnarsi una Elegia col sistro e coi timpani è facezia da carnevale. Mi duole che un amico segua la corrente trattando questi argomenti. Di simile ipocondria rimata, venuta d'oltremonte, n'abbiamo assai, e se i signori della finanza ci avessero messa la gabella, sarebbero più piene le casse e noi più scorticati. Non dico, perchè forse son nato buffone io, che tutti debbano fare il Pulcinella; ma questo palleggiare cogli ossi di morto come quei due della tragedia di Shakespeare, mi pare un gusto esotico e strambo, specialmente in una testa cresciuta al sole dell'Italia meridionale.
      Povero Galileo! sarebbe aggiustato bene se, seguendo il suo desiderio troppo gentile, piantassi il nome di lui a farmi da comodino in cima ad una filastrocca di versi! Con questa pennucciaccia perduta a ritrattare l'anima di sughero dei nostri birri illustrissimi, come vuol ella che ritragga le nobili forme di una mente tanto lucida e tanto sublime? Ho veduto dei pentolai darsi talvolta ad intendere di modellare una statua, ma io mi vo' tenere ai tegami o al più al più a quei cavalli col fischio sulle chiappe.
      Se ella non pubblicherà i versi saffici, tanto meglio per la Strenna e per me, perchè in verità sono una miseria. Certo che se tutti gl'illustri mentecatti dovessero risentirsene, addio Strenna e Livorno.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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