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      La ringrazio della cortese accoglienza fatta a quel ghiribizzo.
      29.
      A Enrico Mayer.*
      Pescia, 5 aprile 1840.
      Mio caro Enrico.
      M'è parso che qualcuno m'abbia detto che tu hai un mezzo impegno di venire a Pescia per trattenerti: perchè non lo fai adesso che ci sono ancor io? Animo via, risolviti, e vedremo di fare una delle solite passeggiatone. Confitebor tibi, Domine, che m'è venuta una forte tentazione di buttar là o sei o otto coserelle nel gran mare del mondo. Ma temo di naufragare: vedi che superbia umilissima! Pretenderei di passare salvo attraverso a quest'oceano pericoloso con una barchetta di fogli. Insomma, ho bisogno di consultarmi con te; ma se mai vieni, porta teco anco l'aspersorio per cacciarmi (in caso dei casi) questo diavolaccio dalla testa. Sai quanto sia docile alle osservazioni ed ai consigli degli amici; dunque, giacchè ho cominciato a parlare con le frasi della Scrittura, come corre la moda, in manus tuas, Domine, commendo me et... le mie buscherate; giacchè quest'ultimo vocabolo non n'ha uno latino che lo rappresenti, molto meno nella Bibbia.
      So che Pietro Bastogi non è a Livorno, e però non ti prego di salutarlo a voce; ma se mai gli scrivessi, ricordagli anco me. Salutami però gli amici comuni, e se hai qualcosa da dirmi o da commettermi, eccomi qua. Finisco col farti i saluti d'una bella e brava signora, della signora Cecilia. Vedi che seguo gl'insegnamenti dei retori e dei ghiotti, di serbare il meglio in fondo. Addio.
      30.
      Alla Signora....131
      Pescia, 8 aprile 1840.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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