Mi congratulo meco stesso ogni volta che mi ricordo essere stati voi due le persone delle quali feci ricerca prima di tutt'altri, appena tornato in Firenze nel 1833. Chi non sente la gratitudine è privo di una bellissima virtù e di un vero conforto.
Se mi lasciassi condurre dall'affezione, empirei questa e la pagina che segue, e forse mi rimarrebbe sempre da dire. Addio. mio caro Tarli.
38.
A Alessandro Torri.
Mio caro Torri.
So che hai trovate a Roma sette lettere latine di Dante, e che ricco di questo nuovo tesoro ti accingi finalmente a pubblicare l'edizione delle Opere minori di lui, promesse, se non m'inganno, fino dal trentatrè. L'amicizia che ci lega da tanto tempo, vuole che io ti preghi caldamente d'un piacere, a nome anche della gloria di Dante. Non fare quello che hanno fatto fino a qui tutti gli altri editori, mirando piuttosto a ingrossare il volume, che a servire all'autore e al buon senso medesimo; non riprodurre a parte, voglio dire, le rime della Vita nuova e le tre Canzoni del Convito, che è stato e sarà sempre uno staccare la gemma dall'oro che la lega d'intorno, ma ti basti d'averle date una volta tanto in quei due libri, contornate di narrazioni e di commenti come le volle il poeta; e nel libro che destinerai al rimanente delle rime, poni solamente quelle che vanno libere, e che stanno di per sè. Alcuni Sonetti, alcune Ballate della Vita nuova, se le togli dal posto e le riproduci nude, non hanno più significato, partecipano più poco o nulla dell'affetto soavissimo di quel racconto, e non sono che un rottame che ti mette in desiderio, senza farti gustare intera la bellezza propria, nè indovinare quella della fabbrica alla quale appartiene.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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