A Lei farà meraviglia di udirmi preferire la Valdinievole a Firenze, ma se fosse stato qua sette anni come vi sono stato io, forse penserebbe altrimenti. Oramai questo mi pare il paese mio, con questa differenza, che la salute non mi ci regge; e poi le conoscenze fatte qua impegnano a un monte di visite e d'usi che io non posso sopportare. È verissimo dall'altro canto che un giovane sapendo scegliersi la compagnia, può profittare moltissimo qua dove formicolano letterati, artisti et reliqua d'ogni conio e d'ogni paese; ed è vero altresì che di qua passando a Pescia, uno si trova un po' isolalo e fuori di chiave; ma «paese che vai, usanza che trovi,» dice il proverbio; ed io mi studio di dargli retta.
È stato scoperto il vero ritratto di Dante dipinto da Giotto circa il 1298 nella Cappella del Potestà in Palagio. Dai Vandali paesani era stato dato di bianco a questi affreschi, e per più centi d'anni erano rimasti sepolti i miracoli di Giotto, e i volti venerandi dei nostri antichi sotto le pennellate d'un imbianchino. Così talvolta la fama e il nome degli uomini dabbene rimane offuscata dall'ombra d'un falsario o di un briccone. Con somma diligenza e con arte mirabile hanno tolto appoco appoco la crosta sovrapposta, e dopo vari tentativi le forme di Dante fresche di giovinezza (perchè quando fu ritratto ivi, aveva 32 o 33 anni) sono apparse alla meraviglia e alla venerazione di noi tardi e tisici nipoti. Si sapeva da Giorgio Vasari che doveva esistere questo dipinto, ma s'è aspettato fino a qui a farne ricerca: meglio una volta che mai.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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