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      Ti confesso che a quelle parole di Vieusseux mi sentii commovere il cuore di desiderio e di speranza, pensando, che fra i tiranni e i servi sciocchi, fra i burattini e le maschere che nelle tue Commedie mentali dovevano passarti continuamente davanti come per lanterna magica, si presentasse talvolta a braccetto a qualche galantuomo questo povero caratterista a guardare in cagnesco quella ciurma vile e ridicola, e a rallegrarti la fantasia d'un sorriso non indegno di te. Appena lette quelle poche righe e quei quattro versi, mi son cominciato a sentire un gran mulinello nel cranio. Già fino da quando Celso mi disse che tu eri in man de' cani, ho presa la penna cento volte: poi non mi sono attentato perchè trattandosi di te o voglio fare meno peggio che sia possibile, o stare zitto. T'aveva prevenuto: le tue buone nuove erano già volate. Sì, anco su quel rigagnolaccio della Pescia v'erano delle anime gentilissime che s'addoloravano dei tuoi fastidi, ed ora si rallegrano di sapere che tu respiri largamente un'aria più pura. A Prato parimente stanno in gran desiderio di te. Quando vieni a Firenze, passa dalla parte di Lucca, ed appaga via via tutti gli amici che t'aspettano a braccia aperte.
      Un abbraccio e addio.
      42.
      A Francesco.....
      Caro Cecco.
      Trovandomi in Val di Nievole per pochi giorni, aveva progettato di venire a Lucca, per vedere se in codeste librerie esistono alcuni documenti che mi abbisognerebbero, e nello stesso tempo cogliere questa occasione per abbracciare gli amici, i quali non ho veduti da molto tempo, per essermi allontanato di qui e quasi stabilito in Firenze.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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