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      Vedo però che fra una cosa ed un'altra, non mi sarà possibile mandare ad effetto questa mia idea, e che mi converrà rimetterla a un tempo migliore.
      La mia irresolutezza non deve però esser pregiudicevole a te, al quale io aveva destinato un opuscoletto molto raro a ritrovarsi, e molto pregevole non tanto di per sè quanto accetto all'animo di chi sente affezione per la nostra patria comune. Esso consiste in un'Orazione che Ugo Foscolo scrisse per ordine dei capi della Cisalpina, e che doveva recitare ai Comizi di Lione, se l'iniqua politica dei protettori e l'abiezione dei protetti non avessero voluto altrimenti. In essa il Foscolo non badò che alla verità, e per conseguenza venne a svelare la dappocaggine di quelli medesimi che gliel'avevano commessa. Esempio nobilissimo di schiettezza che non fu imitato se non da pochi, quantunque molti (e l'infamia dura tuttora) biasimassero nell'autore una certa sregolatezza di vita che derivava da indole ardente, e da animo che aborriva tutti i vincoli politici e retorici.
      Accettalo, dunque, in dono dall'amico, il quale spera che la scelta del dono ti sia testimone della stima che fo di te; e se le mie esortazioni valgono a nulla, sii fermo nelle opinioni che hai ammesse una volta.
      43.
      Al Professore Luigi Pacini. — Lucca.134
      Pescia, 9 settembre 1840.
      Caro Pacini.
      Non mi sono uscite di mente le parole di Giordani, ma vorrei piuttosto meritarle, che udirmele ripetere.
      Da parte le lodi: dagli amici non desidero altro che un sorriso e una stretta di mano.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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