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      Poi per tutto rigagnoletti d'acqua limpidissima e massi enormi di pietra serena da fare ammattire un paesista, o da farti belare un Idillio anc'ora che non usano più. Questa dicono che fu la strada tenuta dal povero Ferruccio, quando i nostri bisnonni di Pescia non gli vollero dare il passo, Dio gli riposi come meritano; ma ne parleremo poi.
      Tu sai che i monti sono stati la prima abitazione degli uomini, perchè prima le acque stagnanti, e poi le guerre continue tenevano gli uomini lontani dalla pianura. Chetate le discordie e provveduto allo scolo delle acque, il piano si coprì d'abitazioni, e la montagna, se non si spopolò, rimase quasi in disparte dagli uomini e dalle cose nuove nel suo antico aspetto, nelle sue prime abitudini. Di fatti tu vedresti paesi di venti a cinquanta casupole basse, scure e misere d'aspetto, coperte di certe lastre d'una specie di lavagna messe a scaglia di pesce, e tenute ferme da una corona di sassi sovrapposti, perchè il vento che ci soffia continuo non scoperchi le case. A volte il tettime, nel mezzo è d'embrici e di tegoli, e torno torno delle solite lastre, di modo che quei tetti veduti di sopra dalle alture pajono una stesa di scialli rossicci colla balza color di piombo. Le chiese come le case sono di pietra battuta; di forma antica, all'esterno semplice, modesta e solenne, e dentro quasi tutte sciupate e rimpasticciate dagl'intonachi e dal cornicione teatrale dei tempi più vicini a noi. A volte trovi bellissimi campanili, rottami di fortezze e di torri, e per tutto fontane ricchissime d'acqua col lavatojo e coll'abbeveratojo.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





Idillio Ferruccio Pescia Dio