Così facendoci entrare in casa a rovescio, e mangiare il porro dalla coda, il padrone provvide doppiamente al decoro proprio, cioè fece sapere d'avere il giardino, e tentò d'abbuiare in certo modo l'inconveniente di farci ballare a terreno. Sopra la porta che metteva in sala, rimaneva per l'appunto l'orchestra tanto bassa che ne turava un terzo; e dall'altro canto tenendola più alta, i suonatori avrebbero dato il capo ne' travicelli. Stava lì di piantone un domestico, d'abito e di viso un po' selvatico, ma umanissimo e forse anco troppo cortigiano nelle maniere. Ora tu credi che ci fosse per annunziare chi entrava? neppure per immaginazione: era lì attento a gridare: Badino alla testa, signori; signori, abbassino il capo; ammodo a passare, signori; — e qualche volta rallegrando l'avvertimento: Signori, il tetto è basso, ammodo di non se le spuntare; — e quando passava qualcuno di sua conoscenza: Ohe, chinati giù, zuccone, che con una capata tu non m'abbia a far venir giù i sonatori: ragazze, badate alla cucuzza, che non vi scarduffiate; se no, addio i riccioli. — Intanto c'era saltato incontro il padrone di casa tutto allegro, con un gran corvattone messo tuttavia alla cisalpina buon'anima, con un giubbone da impiegato e con un paio di calzoni corti per lunghi, e lunghi per corti, che gli stavano alla cintola attillati come le foglie d'Adamo. Ma com'era contento, com'era compito, con che schietta cordialità ci prese a uno per volta per tutte e due le mani, e fece l'atto del trescone!
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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Badino Ohe Adamo
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