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      Non ti sgomenti lo studio della lingua latina, che ti sarà utilissima se non altro per conoscere meglio la tua. Vedi: io stesso quand'ero in collegio m'impazientivo di dovermi lambiccare il cervello tante ore colla grammatica del Porretti; ora mi dispiace di non averlo farlo quanto bisognava, non per la smania di fare il latinista, ma per servirmene d'aiuto e studiando e scrivendo; e ti dico apertamente che poi in seguito ho dovuto durare fatica al doppio per impararla da me alla meglio, tanto da intendere un libro. Rifletti che questo è uno studio che devi farlo a ogni modo; cerca dunque d'uscirne più presto che puoi, e così avrai contentati i tuoi, ti sarai liberato da un pensiero, e ti troverai possessore d'una chiave che col tempo t'aprirà l'adito alla storia d'un gran popolo, del quale, sebbene figli degeneri, sentiamo ancora i destini.
      Intanto non lasciare addietro lo studio della lingua italiana che è la tua lingua vera, lingua bellissima, ricchissima, superiore in forza, in dignità, in dolcezza a tutte le lingue moderne; rivale delle antiche. Con questa devi conversare cogli uomini del tuo paese, con questa sbrigare i tuoi affari, con questa esercitare quell'ufficio che ti piacerà di professare. L'averla familiare sulle labbra non basta: senza accompagnarne, senza rettificarne l'uso collo studio e colla ragione, è come uno strumento che hai trovato in casa e che non sai maneggiare.
      Se fatte le tue cose di scuola t'avanza un poco di tempo da occupare alla lettura, ti raccomando di cominciare a leggere (ora che hai l'animo molle e disposto come la cera a ricevere le impressioni) a leggere dico le Vite degli uomini illustri scritte da Plutarco.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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