Mirano a ingombrarci la testa di citazioni, la coscienza d'ombre, il cuore di vernice e di gelo, e così pieni e non nutriti, lisciati e non condotti a pulimento, ci abbandonano in questi amari laberinti del mondo. Per dieci anni di confusione, d'errore e di vergogna, s'arriva a vederci lume spesso quando l'occhio non è più in grado di sostenerlo: poi doventati falsari o scettici, ci regalano il titolo di saggi.
Come ho viva nell'animo l'immagine e il dolore dei primi anni della mia giovinezza, così avrei voluto che le parole dirette a Giovannino fossero tanto efficaci da preservarlo almeno in parte dal contagio che ci ha contaminati tutti. Se l'animo mi presterà nuove forze, tornerò quando sarà tempo ad animarlo su questa via per la quale sono andato e vado tuttora poco sicuro io medesimo. Trista condizione!
La signora Cecilia m'ha fatto sapere il suo desiderio. Oggi non potrei copiarle quello Scherzo, ma glielo farò avere quanto prima.
La ringrazio dell'offerta che mi fa di dare una corsa a Pescia per rivedermi prima della mia partenza. Veramente ella trova nell'animo suo sempre nuovi modi di obbligarmi. Avrei desiderato di trattenermi qua ancora lungo tempo, ma ho dovuto cangiare proponimento, non per elezione, ma per necessità. Può essere che io passi di costà, e in questo caso staremo insieme almeno dieci minuti.
Ella è molto più giovane e molto più saggio di me (glielo dico di tutto cuore): profitti della saviezza e dell'età secondando la sua naturale propensione. Mi guarderei bene dal darle dei consigli (forse mi son fatto troppo avanti con Giovannino), ma non mi tratterrò mai dal confortarla ad occuparsi utilmente, a nutrirsi nel cuore l'amore schietto e civile degli studi, unico desiderio dell'uomo che non partorisce dolore.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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