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      Voi me l'avete dato di buon animo, io da voi per questa volta me lo son beccato di buon animo, ma non me ne date più, mai più. Già non so se sappiate che in quest'altro Congresso sarà proposto dai professori di fisica di dar piuttosto del Diafano, o più italianamente parlando, del Trasparente. Oh mi piacerebbe molto potere scrivere: Al Diafanissimo Sig. ec. ec., Al Molto Trasparente Professore ec. ec.
      Un abbraccio a voi e a Ridolfi con tutto il cuore, che per voi vorrei che fosse diafano e trasparente, perchè vedeste come ci state. Addio.
      63.
      Un vocabolarista, un linguista, un parolaio della vostra risma, della vostra fatta e portata, mette in suggezione, fa stare col male in corpo e col pover'a me chiunque voglia, presuma, abbia faccia di farsi avanti, d'impancarsi a scrivergli. Una lettera che vada per le corte e per le lisce scritta alla buona, alla franca, all'amichevole, senza frasche, senza arzigogoli, senza girigogoli, non va a sangue, non è per la quale, non è il caso, non è quel che ci vuole. Ci vogliono frasi, modi, proverbi, grazie di lingua, buttati là a rifascio e colla pala, per acquistarsi grazia, favore e benevolenza, e v'entrino pure come il cavolo a merenda, come Pilato nel Credo. Soprattutto bisogna andar per le lunghe, pigliarla alla larga, battere la campagna, dire le cose stesse in tre, in quattro, in dieci maniere, come fanno tutti gli Accademici e come mi provo a fare io per onorarvi secondo il grado, secondo il merito, secondo il dovere. Certo, è un portar legne al bosco, acqua alla fonte, cavoli a Legnaia, tavole a Fium'Albo, e se volete,


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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