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      Nottole a Atene e coccodrilli a Egitto,
      venirvi sulla faccia con questa farragine, con questo caos, con questo maremagnum di roba. . . . (Non continua.)
      64.
      Al Professore Atto Vannucci.*
      Pescia, 15 febbraio 1841.
      Mio caro Vannucci.
      Mille scuse per il silenzio incivilissimo, e duemila ringraziamenti per i due opuscoli che mi mandasti in regalo. Godo di vedere che c'č tuttavia chi scrive bene senza affettazione e liberamente senza licenza, e ti sono singolarmente tenuto per quella nota che dą alle gambe ai tanto decantati protettori delle lettere. Io gli ho avuti sempre in tasca (parlando di persone basse mi sia lecito usare parole accomodate al subietto), e con essi ho avuto in tasca chi ne ha ricantate le lodi. Bravo Vannucci, crocifiggili.
      Di me non so cosa dirti. Ho mille progetti e non ne eseguisco uno. Mi ronza continuamente nel cranio quella terzina dantesca,
      . . . . sempre l'uomo, in cui pensier rampollaSovra pensier, da sč dilunga il segno,
      Perchč la foga l'un dell'altro insolla.
      Gią non mi son mica proposto di far lo scrittore: nonostante vorrei corrispondere in qualche modo al favore che mi viene dagli amici.
      Sono stato cinquanta giorni a Firenze; ora sono per poco tempo qua, e presto tornerņ all'ombra della cupola di Brunellesco. Lą ho fatto delle conoscenze che desidero di accarezzare, sperando di non trovarmi ai soliti mutamenti di scena.
      Sappi che il V. . . . . s'č preso bestialmente del Brindisi di Girella, e che io ci ho avuto un gusto matto.
      Salutami l'Arcangioli, e seguita a voler bene a questo negligente.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





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