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      Già i più, tanto dell'uno che dell'altro sesso, quando sanno d'avere offeso, o di non potere amare quanto dovrebbero, si voltano a calunniare a consolazione dell'animaccia vile o sbiadita. Non dico che questo gran libro in tante pagine di falsità e di vitupero non ne abbia scritte alcune a caratteri belli e consolanti. Conosco persone per le quali si tornerebbe a vaneggiare nella beata fede dei diciotto anni;
      . . . . . . . . . . . . . . ma son sì poche,
      Che le cappe fornisce poco panno.
      Tiriamo via: oramai il mondo è fatto così, e peggio per noi che ci siamo interessati di non volerlo pigliare come viene. In ogni modo ho avuto piacere che le sieno capitati in mano quei versi, perchè spero le avranno fatto vedere l'animo mio dal lato di certi affetti che si credono incompatibili col mio modo di scrivere più usuale. Taluni mi tengono per uno scettico, per uno che ride di tutto, per non avere mai saputo piangere di nulla. Eppure non ho mai deriso la virtù, nè messo in burla certi principii d'onore, dei quali l'uomo onesto si ciba e si conforta. Lo scettico non tiene nè dai buoni nè dai cattivi; io una parte credo di tenerla, e non la peggiore di certo. Sperava che sotto le palpebre di quel riso si sarebbe scòrta la lagrima nascosa, e molti ce l'hanno veduta: colpa mia se a tutti non vien fatto di trovarcela?
      66.
      A Giuseppe Vaselli.
      Mio caro Beppe.
      Se io, per corrisponderti pienamente, ti mostrassi nudo il mio cuore, ci vedresti errori mille volte scontati e pianti amaramente, e piaghe immedicabili.


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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze
1863 pagine 416

   





Giuseppe Vaselli Beppe