Ma non ci turbiamo questo primo momento di vera gioia: quando ne avremo goduto di più, parleremo delle amarezze passate.
Ebbi un viaggio buonissimo, se non che m'allontanava di costà ove sono tornato mille volte in questi pochi giorni. Trovai mamma a Firenze, come aveva immaginato, e questo mi compensò in parte. In Firenze sono stato assediato al solito, e giovedì specialmente ebbi almeno sei persone qui in casa che m'impedirono di scriverti, come aveva stabilito. Bisogna che stia con mamma e con mia sorella per condurle qua e là a provvedere una parte del corredo, cosa che mi rincresce per più conti. Mi rincresce perchè non ci sono avvezzo e non m'intendo di nulla, e quello stare a tu per tu coi rivenduglioli m'infastidisce orribilmente; mi rincresce poi perchè questa faccenda mi rammenta il distacco che dovrò fare da questa mia unica sorella, che oramai avrei voluto avere sempre vicina. Così distaccandosi dai nostri cari s'incomincia a morire.
Anderò a Pescia martedì prossimo: così desiderano tutti di casa mia, ed io mi lascio condurre. Veramente avrei desiderato di rimanere qua per vedere di sistemarmi un poco meglio. Questo andare e venire m'interrompe tutto, ed io già comincio a sentire il bisogno dell'ordine e della quiete. Perchè non mi sia ritardato il vero piacere di sapere qualcosa di te, dirigi a Pescia la risposta, e di là ti saprò dire quanto mi tratterrò, e quando tornerò a Firenze.
Godi, Beppe mio, codesto stato di pace e di gioia domestica. Io nelle poche ore che ho passate in casa tua ho contemplato il dolce spettacolo d'una famiglia che cresce lieta e sicura nell'amore e nella fiducia reciproca.
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Epistolario
Volume Primo
di Giuseppe Giusti
Le Monnier Editore Firenze 1863
pagine 416 |
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